Attacchi di Panico: la terapia in tempi brevi

Postato da Gargantini Claudio il 29 settembre 2010  

Che cos’è l’Attacco di Panico
“...Dottore, in quei momenti sono terrorizzata, annichilita! ... non riesco più a controllarmi, mi sembra di impazzire! ... Il cuore comincia a battere a mille, la testa sbanda, lo stomaco si chiude, il respiro diventa sempre più affannoso fino a sentire il soffocamento! ... sono sensazioni terribili!”

Questa è la testimonianza piuttosto eloquente di una giovane donna che soffre di quello che viene definito Disturbo da Attacchi di Panico, o più semplicemente DAP.
Ma che cos’è il panico? Potremmo definirlo come la forma più estrema della paura: una reazione che viene innescata da una percezione, che a sua volta mette in moto reazioni psicofisiche e che, in rapida escalation, porta alla sensazione di totale perdita di controllo.

Nel vissuto della persona, la paura raggiunge il suo massimo e coinvolge la mente e il corpo in una serie di sensazioni e stati d’animo talmente forti da paralizzare e annullare qualsiasi pensiero razionale, al punto che, come direbbe E. Cioran:
“i sotterfugi della speranza sono altrettanto inefficaci quanto gli argomenti della ragione”.
Le ricerche psico-fisiologiche più recenti dimostrano come l’attacco di panico coinvolga sia i centri che gestiscono le emozioni -i più arcaici- che quelli deputati al ragionamento logico -ovvero la mente più evoluta- in un complesso sistema di retroazioni che porta la mente a intrappolare se stessa in un circolo vizioso.

Come funziona
I vari studi condotti negli ultimi vent’anni da Giorgio Nardone presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo (CTS) su chi soffre di questo disturbo fanno emergere che ciò che determina la strutturazione della sintomatologia fobica e del panico sono le tentate soluzioni che la persona mette in atto nel tentativo di sfuggire alla paura, e le conseguenti reazioni emotive e somatiche.
La prima tentata soluzione disfunzionale usualmente attuata è il tentativo di controllo delle proprie sensazioni e reazioni che fa perdere il controllo.
Sostanzialmente il fobico, nell’intento di sedare le allarmanti reazioni psicofisiche, ascolta continuamente le alterazioni del proprio corpo (battito cardiaco accelerato, senso di perdita dell’equilibrio, sudorazione profusa, ecc.) e, senza rendersene conto, le incrementa proprio perché cerca di controllarle.
Questo lo fa spaventare ulteriormente e lo spinge a cercare di aumentare sempre più il controllo fino a generare quel circolo vizioso che porta all’attacco di panico. In definitiva, si può affermare che la paura patologica è l’effetto della trappola paradossale dell’eccesso di controllo che fa perdere il controllo.
Una volta innescato questo meccanismo disfunzionale, generalmente la persona tende a mettere in atto due copioni comportamentali: l’evitamento delle situazioni temute e la ricerca di aiuto da parte di altre persone; due modalità di affrontare la paura che in realtà la alimentano invece che ridurla.
Infatti, evitare le situazioni temute, se lì per lì fa sentire salvi, poi ne conferma la pericolosità, così come la propria incapacità di affrontarle.
Evitamento dopo evitamento, la persona si troverà ingabbiata negli angusti confini che essa stessa ha delimitato nell’intento di proteggersi, riducendo il proprio campo d’azione, nei casi più gravi anche drasticamente.
A completare il quadro, la richiesta d’aiuto e di rassicurazione rivolta alle persone care porta a dipendere pesantemente dagli altri, tanto che talvolta non si riesce neppure a fare un passo fuori di casa senza essere aggrappati a quella sorta di stampella che sostiene ma invalida. La fiducia nei propri mezzi, dunque, declina rapidamente, così come la consapevolezza delle proprie risorse personali che divengono sempre più evanescenti.
Riassumendo per ridefinire, la paura patologica, comunemente detta panico, è l’effetto del complesso processo di relazioni che l’individuo ha con se stesso (il controllo che fa perdere il controllo), con gli altri (la richiesta di aiuto e di rassicurazione che fa sentire incapaci di fare da soli) e con il mondo (l’evitamento delle situazioni temute che invalida).
Di più, la paura è democratica, nel senso che non esistono dimostrazioni scientificamente attendibili relative al perché, ad un certo momento della propria vita, essa possa superare gli argini per trasformarsi, da alleata, in un acerrimo nemico che più cerchiamo di combattere più diviene forte.
Da più parti, si fa riferimento sempre più spesso alle fobie, agli attacchi di panico che, troppo frequentemente, vengono associati ad un’eccessiva presenza di anidride carbonica nell’aria o all’incapacità di alcuni organismi di sintetizzarla, che sarebbero quindi più suscettibili di altri. O ancora ci si riferisce a geni impazziti che non ci danno scampo rispetto alla possibilità di fare qualcosa nei confronti dei timori ingenerati dalla paura e, di conseguenza, ci condannano a vivere nella paura... ed è così che non viviamo, come ci ricorda Buddha.
Ma, allora, è possibile affrontare questo mostro dai mille volti ? E se sì, come?

La Terapia Breve Strategica modello Giorgio Nardone
La maggior parte delle teorie cliniche e i relativi orientamenti alla psicoterapia cercano di individuare le cause psicologiche remote che scatenerebbero il panico, seguendo la consolidata abitudine dell’essere umano a ragionare secondo una logica lineare di causa-effetto, in quanto certamente più rassicurante.
Ma proviamo ad immaginare solo per un attimo di partire per un lungo viaggio e, a un certo punto, dopo lunghe ore di cammino, all’improvviso cadiamo e ci ritroviamo in uno stretto pertugio.
Siamo soli. Si sta facendo notte. È freddo. Abbiamo paura.
In una situazione di questo genere, la prima cosa che ci chiediamo è perché siamo caduti, oppure come fare ad uscire da quel buco angusto per poter riprendere il nostro cammino?
Sebbene possa sembrare contro-intuitivo, è possibile curare gli Attacchi di Panico in breve tempo con risultati stabili.
Nel corso degli ultimi vent’anni, Giorgio Nardone e i suoi collaboratori hanno messo a punto degli specifici protocolli di intervento per varie tipologie di disturbo, che hanno mostrato livelli di efficacia (risultati ottenuti) e di efficienza (tempo impiegato) sorprendenti. Oltre il 90% dei casi di Attacchi di Panico trattati con la Terapia Breve Strategica, infatti, vengono condotti a piena guarigione in una media di sette sedute, con uno sblocco della sintomatologia, nei tempi attuali, attorno al secondo o terzo incontro.
Grazie a manovre suggestive, ristrutturazioni e prescrizioni di pensiero e di azione, i terapeuti strategici sono in grado di portare la persona a interrompere le tentate soluzioni disfunzionali, rompendo così il circolo vizioso di percezioni e reazioni patogene, definito tecnicamente sistema percettivo-reattivo.
Solo dopo la scomparsa della sintomatologia, la persona viene guidata ad acquisire una piena consapevolezza delle proprie risorse personali, in un processo che passa attraverso nuove percezioni, che modificano le sensazioni, che a loro volta generano nuovi comportamenti, i quali conducono a differenti cognizioni.
Tutto questo, non con l’inefficace presunzione di eliminare la paura, che rappresenta una nostra dotazione naturale, ma con l’obiettivo di utilizzarla, per trasformarla in coraggio, in un punto di forza che ci spinga in avanti nella talvolta bizzarra avventura della vita.
Come ha scritto Angelo D’Arrigo, un noto atleta di sport estremo: “Spingendo quotidianamente un po’ più in là i nostri limiti riusciamo, poco alla volta, a superare le paure che vietano o limitano il pieno possesso della nostra esistenza”.

Tratto da: www.psicositta.it
Autori: Dott. Fabio Molari, Dott.ssa Elisa Balbi